Investire con la Crisi: Come Guadagnare Durante Recessione

In un mondo sempre più veloce ed interconnesso le informazioni girano freneticamente tra i media di tutto il pianeta. Lo stesso si può dire di persone e merci, ormai globalizzate.

Vien da sé che un evento importante, positivo o negativo che sia, influenzerà ogni nazione, indipendentemente da dove questo si verifichi.

Al giorno d’oggi il batter d’ali di una farfalla in Brasile provoca un tornado in Texas.

La finanza è espressione del contesto in cui viviamo, del nostro modello di vita e dell’andamento generale della società. La performance del mercato finanziario è quindi fortemente connessa con quel che succede sulla Terra, che ciò abbia natura economica o meno.

Di seguito vedremo quali sono le variabili che percuotono il sistema finanziario e scopriremo come investire online in tempi di crisi in modo tale da evitare perdite e, anzi, riuscire perfino ad avere un profitto!

In particolare, analizzeremo:

  • Quali sono i meccanismi che innescano le crisi finanziarie
  • Cosa funge da termometro di un crash di mercato
  • Come investire con la crisi in termini pratici

CONOSCERE IL PASSATO PER PREVEDERE IL FUTURO: LE CRISI FINANZIARIE

Una crisi finanziaria può verificarsi per:

1. Fattori interni al mercato. La causa alla base della crisi comincia ad operare, il più delle volte, nei mesi antecedenti al crack. Spesso durante tale periodo di incubazione si riscontra un progressivo, rapido ed ingiustificato aumento dei prezzi sui listini. In questo modo viene a crearsi un castello di carte che crolla alla prima folata di vento

2. Fattori esterni al mercato. Nel 2020 ne abbiamo purtroppo vissuto gli effetti sulla nostra pelle per via del Covid-19. Seppur già vi fossero preoccupazioni circa il debito e la crescita globale, l’economia si stava dimostrando tendenzialmente stabile. Tuttavia, la diffusione del coronavirus a livello mondiale ha affossato previsioni di PIL e listini finanziari, soprattutto nella prima metà dell’anno

CRASH DI MERCATO (1987)

Lunedì 19 ottobre 1987: Wall Street registrò un -20%. Cosa successe?

La catastrofe ebbe origine dall’altra parte del globo. Quel lunedì la Borsa di Hong Kong cadde di un terrificante -45%, che praticamente dimezzò i valori dei suoi indici e scosse pesantemente gli operatori di New York.

I programmi automatici di trading miranti a limitare le perdite (detti “stop loss”) vendettero innumerevoli azioni sul mercato asiatico, inducendo i trader americani a fare lo stesso.

Un ruolo importante fu ricoperto anche dal forte trend positivo vigente sui listini USA fino a quel momento. In tale situazione di “euforia” la flessione spaventò terribilmente i broker causando il ribasso più duro nella storia di Wall Street.

BOLLA DELLE DOT-COM (ANNI 2000)

L’inizio della bolla risale alla metà degli anni ’90, quando venne coniato il termine “New Economy”: una economia d’avanguardia basata su servizi e prodotti incentrati sulle tecnologie informatiche.

L’eccessivo ottimismo nei confronti della nuova frontiera dell’economia spinse gli agenti di Borsa ad acquistare sempre più azioni dot-com.

Sul mercato cominciò a gonfiarsi una grande bolla, situazione dove i prezzi si autoalimentano sulla base di aspettative infondate.

La domanda aumentava e le quotazioni continuarono a salire a dismisura, a prescindere dagli indicatori di redditività e dai fondamentali delle aziende tech.

Una volta che le compagnie della New Economy resero pubblici bilanci e documenti ufficiali, però, i risultati furono a dir poco tragici: la profittabilità era ai minimi (se non negativa), l’indebitamento alle stelle, gli utili inesistenti e la liquidità bassa.

La bolla scoppiò. I trader iniziarono disperatamente a vendere azioni delle dot-com e i prezzi crollarono. Tra il 2001 e il 2002 molte società furono costrette a chiudere.

CRISI FINANZIARIA DEL 2008

A seguito dell’attentato dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers la Federal Reserve attuò una politica monetaria espansiva.

Il rilancio dell’economia reale venne perseguito attraverso l’abbassamento dei tassi di interesse, i quali rappresentarono un’occasione ottimale per tutti coloro che desiderassero prendere a prestito dei soldi.

I tassi bassi stimolarono la domanda di mutui, che a sua volta incrementò il valore del mattone. Mentre i prezzi degli immobili crescevano senza freni, gli istituti finanziari cominciarono ad erogare fondi anche a clienti non meritevoli da un punto di vista creditizio.

Sul mercato si iniziò a formare una vera e propria bolla immobiliare.

Il processo di espansione della bolla non si fermò in America: i suddetti prestiti, infatti, vennero successivamente “cartolarizzati”.

La cartolarizzazione è un’operazione che permette di trasformare i mutui in titoli, accorpandoli in dei pacchetti, così da poterli vendere sul mercato finanziario previa autorizzazione dalle agenzie di rating.

Tramite questa procedura la bolla si ingigantì a livello globale. Le agenzie di rating, che erano incaricate di dare un giudizio circa il merito creditizio degli strumenti emessi, valutarono non correttamente la pericolosità dei subprime.

Quando la Federal Reserve rialzò i tassi di interesse i mutui diventarono onerosi e le famiglie insolventi. La domanda sul mercato immobiliare calò drasticamente e con essa i prezzi.

Si registrò un crollo tale da scuotere l’intero sistema bancario. I titoli cartolarizzati, detenuti per la maggior parte da banche, persero il loro valore portando a conseguenti perdite disastrose.

Gli istituti si trovarono a fronteggiare per la prima volta veri e propri problemi di liquidità. L’apice della crisi fu raggiunto quando il colosso Lehman Brothers fallì, innestando un’acuta fase di instabilità che si estese su altri mercati finanziari.

L’avvenimento colpì anche l’economia reale: occupazione, consumi, investimenti e PIL scesero ai minimi storici.

CRISI DEI DEBITI SOVRANI (2011)

A causa del sottovalutato grado di interconnessione finanziaria la crisi dei mutui subprime si espanse anche in Europa.

Il problema europeo nacque per via di una forte disuguaglianza nei Paesi dell’euro-zona in termini di finanza pubblica e tassi di crescita. Lo scenario si presentava frammentato: vi erano gli Stati CORE (come Germania e Francia), ovvero le economie portanti, e quelli PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), fanalini di coda del sistema UE.

La crisi dei debiti scattò quando la Grecia, a fronte di un pesante dissesto in bilancio, ricevette un maxi-prestito dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e altri Paesi europei. Successivamente, simili buchi contabili esplosero in Irlanda e Portogallo.

I mercati finanziari barcollarono dinanzi alla necessità di salvare dalla recessione e fallimento veri e propri Stati sovrani (e non aziende).

Ciò spinse le agenzie di rating ad abbassare il merito creditizio della Grecia e di altri Paesi, tra cui l’Italia. Le turbolenze borsistiche si intensificarono e le condizioni per le concessioni dei fondi bancari si irrigidirono, provocando il fenomeno del “credit crunch”. La mancata erogazione di prestiti, infine, fece rallentare l’economia reale.

Al fine di risollevarsi da quella che era diventata una recessione economica, i Paesi dell’euro-zona furono costretti ad implementare misure di austerity di finanza pubblica.

LA VOLATILITÀ COME INDICE DI CRISI FINANZIARIA

Tutte le crisi citate sono accumunate da un fattore: l’aumento della volatilità.

La volatilità misura l’incertezza e la tendenza del mercato a subire variazioni rapide ed improvvise. In un certo senso, essa fornisce un’indicazione della variabilità del mercato stesso.

In qualità di standard di riferimento immediato della volatilità attesa i trader utilizzano il Volatility Index (VIX). Il VIX spiega la volatilità implicita dello S&P500 (SPX) e viene calcolato come media ponderata dei prezzi delle opzioni call e put con vari strike price e scadenza a 30 giorni.

Gli investitori guardano al VIX come se fosse un termometro che misura cosa accade nei mercati finanziari. Non è un caso che sia anche chiamato “indice della paura” ed è così importante per gli operatori poiché riporta l’instabilità futura attesa.

Conoscere e saper interpretare il VIX è fondamentale, in quanto esso assume valori maggiori in scenari di crisi. Difatti, più è elevato il valore dell’indice, più turbolento sarà l’andamento atteso dei listini.

Di seguito mostriamo i livelli del VIX dal 1990 al 2020. Possiamo notare come il valore impenni a dismisura durante la crisi del 2008, mentre raggiunge livelli sostenuti nei periodi di bolla DOT-COM e delle problematiche riguardanti i debiti sovrani.

Con il grafico alla mano potremmo dunque domandarci: “le crisi finanziarie sono veramente eventi rari?

Prendendo in considerazione gli argomenti trattati la risposta è: dipende.

Le fasi di instabilità di mercato si ripetono nel tempo, in modo però irregolare.

Tuttavia, le vere e proprie crisi finanziarie hanno causato danni catastrofici, rappresentando eventi così imprevedibili da essere addirittura impensabili, assurdi. Il crollo del 2008 lo si può infatti definire un cigno nero. I cigni neri sono oggetti misteriosi di cui non si conosce l’esistenza finché non vengono scoperti.

Al di là di storie eccezionali (dalle quali hanno tratto il film “La grande scommessa”), nessuno nel mondo della finanza immaginava che il mercato immobiliare statunitense potesse andare in frantumi fino al momento effettivo in cui è accaduto.

COME INVESTIRE CON LA CRISI

Il trader consapevole non deve avere paura. Imparare ad investire con una crisi in atto significa saper navigare nella tempesta e, a tal fine, vi daremo alcuni consigli su come fare.

Partiamo dal principio. Come comprendere ed interpretare i segnali iniziali di un periodo turbolento?

Gli indicatori di crisi possono essere diversi, tra i quali:

  • Aumenti del VIX: un’impennata dell’indice di volatilità implica un incremento dell’instabilità di mercato e, pertanto, rischio di forti perturbazioni
  • Annunci di politica monetaria: i mercati finanziari sono spesso sensibili alle dichiarazioni delle banche centrali circa le manovre varate
  • Notizie geo-politiche e geo-economiche: eventi come guerre, tensioni tra Stati, conflitti, etc., sono accadimenti capaci di smuovere i listini. Avere gli occhi aperti su quello che succede nel mondo è sempre buona norma
  • Mercato immobiliare: flessioni e crolli del mercato immobiliare possono essere segnali di crisi

Qualora si sospetti l’imminente arrivo di una crisi, un trader deve adottare preziose strategie di difesa ben diverse dal “panic selling” (ovvero la vendita delle proprie posizioni in portafoglio dettata dal panico e dalla paura di incorrere in perdite). Infatti, bisogna tenere a mente che una regola d’oro per gli operatori di Borsa è “don’t get emotional”, ossia “non fatevi prendere dalle emozioni”. Il sangue freddo è sempre richiesto ad un buon investitore.

Di seguito riportiamo quali sono le migliori strategie da intraprendere per investire in tempi di crisi.

ACQUISTO DI OPZIONI PUT

Quando i prezzi crollano la strategia generale che i trader utilizzano è quella di andare “short” sul mercato, ovvero di vendere i titoli (anche allo scoperto, ossia senza la proprietà effettiva dello strumento).

Sappiamo però che vendere/acquistare opzioni su un asset in certi casi è più conveniente che vendere/acquistare l’asset stesso (come spiegato nel nostro articolo sulle opzioni call e put).

Se si notano segnali di instabilità del mercato può risultare profittevole comprare opzioni put: sarà così possibile guadagnare nello scenario in cui esso crolli, minimizzando al contempo i rischi laddove non accada.

In tale contesto le opzioni sono ottime dal momento che hanno caratteristiche intrinseche proprie di uno strumento assicurativo.

VENDERE ALLO SCOPERTO

Qualora gli indicatori di crisi siano forti e ben evidenti, usare i CDF per vendere allo scoperto è un’ottima strategia da impiegare.

Il vero vantaggio dei CFD è che, essendo uno strumento perfetto per investimenti di breve-brevissimo termine, potrete chiudere le posizioni velocemente, ottenendo così alti profitti in poco tempo.

SELEZIONARE AZIENDE E SETTORI

Se la vostra idea è di investire nell’azionario la scelta migliore è cercare settori ed aziende che non siano connessi con la crisi.

Esistono compagnie e business anti-ciclici non direttamente influenzati dalle oscillazioni borsistiche. Notate però che il mercato odierno è sempre più correlato ed interconnesso, specialmente nei periodi di crisi.

DIVERSIFICAZIONE

Avere un portafoglio ben diversificato implica il non essere esposti in maniera eccessiva ai rischi collegati ad alcuni asset specifici.

Se in portfolio sono presenti troppi strumenti correlati ad un unico business/settore rischierete di incorrere in ingenti perdite per eventi vari legati ad esso.

diversified portfolio

EXCHANGE TRADED FUNDS (ETF)

Bassi costi, diversificazione e liquidità fanno sì che gli ETF siano degli ottimi strumenti di investimento anche in tempi di flessione.

Il consiglio è di selezionare ETF solidi e poco volatili. Per fare ciò va capita la composizione del paniere di titoli del fondo.

Esistono delle attività (non necessariamente azioni) che resistono meglio ad una crisi, ad esempio gli asset altamente liquidi e titoli di stato con alto rating.

Nella nostra guida su come investire in ETF potete trovare risposte dettagliate ad ogni vostra domanda.

ACQUISTO DEI LINGOTTI/FUTURES SULL’ORO

Sarà forse un retaggio del passato, ma l’investire in oro è da sempre considerato sui mercati finanziari un porto sicuro.

In periodi di tracollo economico il metallo giallo può essere comprato e detenuto come riserva e garanzia di valore monetario per il futuro.

COME INVESTIRE QUANDO LA CRISI SI STABILIZZA

Una volta stabilizzati i mercati, invece, sarà possibile intraprendere delle manovre rialziste più aggressive. Nonostante risulti complesso decifrare quale sia il picco della crisi, è sempre un’ottima idea avere della liquidità da parte per acquistare azioni a prezzi stracciati.

Suggeriamo strategie di investimento basate sullo studio dei fondamentali. Tendenzialmente, gli asset di valore possono avere contrazioni forti di prezzo nel breve periodo slegate dai fondamentali di bilancio, ma saranno solide e profittevoli scelte a medio-lungo termine soprattutto se comprate con un forte sconto.

Non perdete l’occasione!

N.B.: Occhio alla crescita aziendale, in quanto Wall Strett sta premiando particolarmente i titoli in trend e con forte growth.

“Abbiate paura quando gli altri sono avidi e siate avidi quando gli altri hanno paura.”

Warren Buffet

GUADAGNARE CON LA CRISI: DALLA TEORIA ALLA PRATICA

A questo punto conoscete ciò che c’è da sapere su come guadagnare con la crisi e non vi resta altro che metterlo in atto.

Il nostro consiglio è di utilizzare un broker sicuro ed affidabile: raccomandiamo senza dubbio eToro.

eToro è un broker presente sul mercato da moltissimi anni (è nato nel lontano 2007) e conta più di 20 milioni di trader nel mondo.

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Inoltre, eToro risulta essere il broker migliore per investire durante una crisi grazie alla sua vasta scelta di asset (materie prime, ETF, indici, azioni, etc.) da comprare e shortare (vendere allo scoperto con i CFD a diversi livelli di leva finanziaria).

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